La Traversata Alta delle Grigne è uno degli itinerari più belli del lecchese e si snoda tra le selvagge creste erbose e rocciose che collegano la Grigna Meridionale, o Grignetta, e la Grigna Settentrionale, o Grignone permettendo così, ai più allenati, di raggiungere entrambe le vette in giornata. L’ intero percorso può essere svolto eventualmente in due tappe, pernottando al rifugio Brioschi sulla vetta del Grignone.
Sarò sincera con voi, io ho scoperto dell’ esistenza di questo itinerario solo qualche anno fa, quando, parlando con un amico, Matteo, mi disse che aveva intenzione di percorrere la traversata in giornata.
All’ inizio ho pensato che fosse del tutto pazzo e un po’ invidiavo la sua determinazione ed anche la sua preparazione fisica.
Ma da quella volta il tarlo è definitivamente entrato nella mia testa e nulla ho più potuto fare se non assecondarlo.
E così, sostenuta dall’ entusiasmo di mio fratello, ovviamente coinvolto nell’ avventura, e dall’ ottimismo che contraddistingue il Simo, membro emerito dell’ equipaggio, mi sono caricata ancora una volta il mio zaino sulle spalle e…via che si parte!
Indice
Quanto è difficile la traversata?
La traversata delle Grigne non è di certo la “banale gita della domenica”, a meno che non siate super allenati e abituati a macinare chilometri e dislivello!
Oltre ad essere un percorso sfidante in termini di lunghezza, presenta anche numerosi tratti esposti, protetti da catena, dove è necessario sapersi muovere con un po’ di destrezza nel mondo verticale.
LA SCHEDA TECNICA
- Partenza ed arrivo/Quota: Pian dei Resinelli (1278 mslm)
- Quota massima: Cima della Grigna Settentrionale (2410 mslm)
- Tempo totale del percorso ad anello: 9 ore
- Dislivello totale salita: 1700 m
- Grado di difficoltà: Escursionisti Esperti (EE)
- Periodo consigliato: Settembre/Ottobre.
IL PERCORSO IN BREVE: LA SALITA – TRAVERSATA ALTA
- Dal parcheggio dei Piani Resinelli si raggiunge la cima della Grignetta, attraverso uno dei diversi itinerari possibili (noi abbiamo scelto la Cresta Cermenati)
- Lasciandosi il bivacco Frigerio alle spalle, si scende lungo il tratto attrezzato con catene per poi risalire fino alla Bocchetta del Giardino, dove il sentiero inizia a spianare (l’itinerario spiana – 2004 m)
- Si attraversa il vasto ghiaione e si segue il sentiero, qui di facile percorrenza, fino al buco di Grigna (1800 m)
- Si risale per tratto attrezzato lo scudo Tremare per poi proseguire su larga cresta erbosa
- Si supera l’ultimo contrafforte roccioso, lo Zucco dei Chignoli
- Si segue il Sentiero fino al bivacco Merlini, da dove è chiaramente visibile il Rifugio Brioschi, sulla cima del Grignone, ultima tappa della salita.
IL PERCORSO IN BREVE: LA DISCESA – TRAVERSATA BASSA
- Percorrendo lo stesso tragitto dell’andata, si ritorna al Bivacco Merlini
- Si seguono le indicazione per Rifugio Antonietta (ex rifugio Tedeschi), iniziando la lunga discesa fino a Pialeràl
- Da Pialeràl, per vari sali-scedi, si seguono le indicazioni per “traversata bassa”, addentrandosi nel bosco, fino a far ritorno ai Piani Resinelli.
La “mia” traversata delle Grigne: il racconto di tappa in tappa
Prima tappa: dai Piani Resinelli alla cima della Grignetta.
La Grignetta, ovvero quell’inconfondibile piramide che svetta all’orizzonte in direzione del lago. Peccato che questa mattina la sua sagoma inconfondibile fosse totalmente fuori dalla vista, avvolta dalle tenebre delle 4:00 di notte di un sabato di fine Ottobre.
Esistono innumerevoli percorsi che permettono di raggiungere la cima della Grignetta e noi abbiamo optato per la via più semplice, ovvero la cresta Cermenati partendo dai Piani Resinelli.
Considerando la lunghezza del giro non ce la sentivamo di aggiungere altre complicazioni anche perché questa parte dell’itinerario sarebbe stata percorsa totalmente al buio con l’ intenzione di vedere l’ alba dalla vetta.
Ecco…l’ alba sulla vetta della Grignetta è uno spettacolo cui assistere almeno una volta nella vita: il cielo dalle mille sfumature, il mare di nuvole sotto di noi, i raggi di sole come lame che tagliano il buio della notte, le bianche rocce della vetta che si tingono di rosso. Per venti minuti buoni siamo rimasti a guardare questa meraviglia, cercando di trarre un po’ di calore dal tè che ci eravamo sapientemente portati in un thermos.
A destarci dalla magia ci ha pensato un gruppo di simpatici cinquantenni di fianco a noi che avevano deciso di fare colazione con slinzega e campari…alle 8 del mattino. Tutti i presenti sulla cima li guardavano esterrefatti con un commento all’unisono sulle labbra: “questi sono dei Pro”.
Secondo tappa: dalla Grignetta allo Scudo Tremare per il Buco di Grigna
Ci rimettiamo in marcia, scendendo lungo il tratto attrezzato subito dietro il bivacco, fino a raggiungere la Sella Federazione e poi la Bocchetta di Giardino. Scivoliamo a valle (nel vero senso della parola) lungo un ripido ghiaione fino a raggiungere una bellissima conca circondata da pini mughi.
La folla presente sulla vetta della Grignetta è ormai un lontano ricordo: la nostra sola compagnia è un branco di simpatici camosci che, noncuranti della nostra presenza, si lasciano avvicinare continuano a brucare indisturbati.
Raggiungiamo il buco di Grigna e ricominciamo a salire, prima su terreno scivoloso per per tratti di roccia attrezzati fino ad arrivare ad una meravigliosa cresta erbosa dalla quale si gode un bellissimo panorama, il lago di Como sulla sinistra e la val Sassina sulla destra: Siamo sullo scudo Tremare.
Le nuvole che fino a poco tempo prima erano sotto di noi cominciano ad alzarsi, avvolgendoci in una leggera coltre bianca…chissà se anche questa volta ci verrà negata la possibilità di godere del panorama dalla cima del Grignone! Mio fratello continua a ripeterlo: “queste montagne sono maledette!” e non posso che dargli ragione: ho visto più nuvole sulle Grigne che in tutte le altre zone montuose che ho visitato!
Terza Tappa: dallo Scudo Tremare alla Cima del Grignone
Con un ultimo sforzo raggiungiamo l’ultimo sperone roccioso, detto Zucco dei Chignoli passato il quale, in lontananza (e ovviamente tra le nubi) fa timidamente capolino il rifugio Brioschi.
Poi accade il miracolo: le nuvole che ci circondavano si abbassano nuovamente e quando finalmente raggiungiamo la croce di vetta il sole splende sopra di noi. Riusciamo a vedere ben nitide il grosso massiccio del Monte Rosa e, alla sua sinistra, l’inconfondibile piramide del Cervino.
Ed ancora si distingue la val Masino, con le due più famose cime, il Badile ed il Cengalo. Il monte Disgrazia ed il Bernina che troneggiano in primo piano e poi le cime del gruppo dell’Ortles-Cevedale. Il panorama è davvero vasto.
Quarta tappa: il rientro ai Piani Resinelli
Io mi sento super carica e già ampiamente soddisfatta di aver concluso la prima metà dell’itinerario; a breve ci aspetterà la discesa verso Pialeràl e poi la traversata bassa che già pregusto: di solito non amo camminare nei boschi, la visuale è troppo limitata…ma è ottobre ed in questa stagione la natura sa offrire dei colori magici.
Mangiamo un boccone al volo, beviamo altro tè per scaldarci e, quasi di corsa, affrontiamo i mille metri di discesa fino al margine del bosco, che attraversiamo nuovamente a ritroso fino a raggiungere di nuovo i Piani Resinelli.
Alla fine dell’avventura ho chiesto ai miei compagni di descrivere il giro in tre parole…ebbene, ecco le mie: SFIDANTE, ENTUSIASMANTE, COLORATO.
Sfidante, perché ancora una volta ho scelto l’itinerario per mettere alla prova la mia preparazione fisica, aiutandomi così a spostare la tacchetta del mio limite un pochino più in là.
Entusiasmante, perché, per quanto faticoso, il percorso è talmente vario, con tratti di roccia che si alternano a creste erbose o ripidi ghiaioni, che la fatica viene oscurata dalla curiosità di vedere cosa si nasconde “dietro al prossimo dosso”.
Ed infine, colorato… sì, perché credo di non aver mai visto così tanti colori in una sola giornata! Dal cielo blu notte, al rosa dei primi bagliori dell’ alba, dall’ arancione al giallo dorato dei primi raggi di sole.
Il bianco delle nuvole di zucchero che creano un magnifico contrasto con il blu intenso del lago. Ed infine i caldi toni dell’autunno: il verde che lascia spazio al giallo paglia sui prati, il rosso vivace degli aceri, l’ ocra dei faggeti. Una tavolozza di colori da fare venire invidia ai più grandi pittori del passato.
Sì, posso dire che la Traversata è stata uno dei migliori itinerari che ho percorso negli ultimi anni. Grazie di cuore ai miei compagni di viaggio e soprattutto grazie al mio amico Matteo (in teoria doveva esserci anche lui!): senza di te probabilmente non sarei neanche mai partita.