La Ferrata del Corno RAT ed il sentiero attrezzato del Corno Orientale sono due interessanti itinerari che vi permetteranno di raggiungere i Corni di Canzo, tre famosissimi speroni di roccia calcarea che, come dice il nome, sovrastano la città di Canzo. Da qui potrete godere di una magnifica vista sul lago di Como e su tutte le più belle cime che lo circondano. Pronti a partire?
Indice
Come si raggiungono il Corno Rat ed il corno Orientale?
L’escursione per il Corno Rat ed il successivo Corno Orientale parte da Valmadrera, in provincia di Lecco, ed in particolar modo dalla frazione di Belvedere. Purtroppo per tutto il periodo primaverile ed estivo la strada per giungere alla piccola frazione è interdetta al traffico ed è quindi necessario cercare parcheggio nei pressi dei cartelli di divieto di transito.
Quanto è difficile la Ferrata del Corno RAT? E il sentiero attrezzato per il Corno Orientale?
Ebbene, come sempre quanto si va in montagna la difficoltà dipende da tanti fattori; e questo è tanto più vero quanto il percorso da affrontare diventa tecnico.
Diciamo che per chi è abituato a ferrare il corno RAT non è assolutamente difficile, soprattutto da quando la ferrata è stata completamente rimessa a nuovo, con la sostituzione delle catene con cavi fissi e l’inserimento di numerose staffe. Anzi, l’appassionato delle ferrate tecniche potrebbe trovarla anche molto noiosa per l’eccessivo ferro inserito lungo la via.
Tuttavia se è la prima volta che mettete le mani sulla roccia o avete qualche problema con l’esposizione non mi sentirei di consigliarvela!
Il sentiero attrezzato per il Corno Orientale è molto più semplice, nonostante sia abbastanza esposto nell’ultima parte. Diciamo che se avete affrontato la ferrata del Corno RAT il Corno Orientale sarà uno scherzo!
Per una descrizione più dettagliata della ferrata vi rimando alle pagine di ferrate 365 e ferrate.it.
LA SCHEDA TECNICA
- Partenza/Quota: Valmadrera ( 237 m)
- Arrivo/Quota: Corno di Canzo Orientale (1232 m) passando per il Corno Rat (906 m)
- Tempo di salita: 3 ore totali (45′ avvicinamento – 1 ora 15 minuti la ferrata – 1 ora per la vetta del Corno Orientale)
- Tempo di discesa: 2 ore
- Dislivello totale salita: 995 m
- Gradi di difficoltà: Escursioni Esperti Attrezzati (EEA) – Ferrata mediamente difficile
- Periodo consigliato: Aprile – Ottobre
L’ ITINERARIO IN BREVE – LA SALITA
- Partenza da Valmadrera, raggiungere la frazione Belvedere.
- Da Belvedere proseguire fino a San Tomaso.
- Da San Tomaso seguire le indicazioni per sentiero attrezzato OSA.
- Mantenendo la sinistra al successivo bivio, proseguire nel bosco fino all’attacco della ferrata.
- Superato il primo tratto di Ferrata (Sasso OSA) è possibile interrompere la salita utilizzando l’unica via di fuga presente
- La ferrata si sviluppa lungo le verticali pareti del corno RAT, fino alla cima.
- Per proseguire fino al Corno Orientale seguire l’indicazione per “itinerario attrezzato 30° OSA”, altrimenti seguire per San Tomaso – Valmadrera per tornare a valle.
L’ ITINERARIO IN BREVE – LA DISCESA
- Dal Corno Orientale proseguire verso il Corno Centrale
- Seguire le indicazioni verso San Tomaso – Valmadrera (sentiero che scende nel bosco a sinistra).
- Proseguire lungo il sentiero fino a valle.
La mia personale avventura
Ebbene…prima o poi sarebbe giunto il momento! Da quando ho letto che la ferrata al Corno RAT era stata completamente rimessa a nuovo era diventata la mia nuova fissazione.
Se mi seguite da un po’ sapete bene che, molto frequentemente, non mi fido delle mie capacità, ma questa volta mi sentivo pronta ad affrontare questa nuova avventura, spinta in particolare dal Simo, che con amore e pazienza mi ripeteva costantemente: “Serena, lo sai meglio di me che puoi fare tutto!“.
Così, in una soleggiata domenica di fine Marzo, io ed il Simo ci rimettiamo in marcia, accompagnati dall’aria dolce e rilassante della primavera appena arrivata. L’idea è quella di concatenare la ferrata del Corno Rat con il sentiero attrezzato al Corno Orientale.
Parcheggiata l’auto iniziamo a percorrere un breve tratto di asfalto fino ad incrociare un primo cartello escursionistico con indicati i principali itinerari della zona. Seguiamo per San Tomaso.
Cominciamo ad addentrarci su una strada acciottolata: di fronte a noi, illuminata dal sole, si staglia l’inconfondibile parete bianca del Corno Rat.
Ben presto la strada si trasforma in una sterrata, passa in prossimità di alcune aziende agricole della zona, e, una volta raggiunta la frazione di San Tomaso, diventa un vero e proprio sentiero. Incrociamo un nuovo cartello segnavia: dei numerosi itinerari segnalati noi dovremo seguire le indicazioni per l’itinerario attrezzato OSA. La traccia sale ripida nel bosco fino all’attacco della Ferrata 30° OSA al Corno Rat che si raggiunge in circa 50′ dal parcheggio.
La ferrata può essere idealmente divisa in tre sezioni che alternano pareti verticali con brevi tratti di sentiero nel bosco che ci permettono di tirare fiato. La prima parte inizia risalendo il Sasso OSA, uno sperone roccioso con pochi appigli naturali che rappresenta la sezione più difficile della via.
Non fatevi però trarre in inganno da questa affermazione: anche tutto il resto della salita è abbastanza complesso e l’esposizione, in alcuni tratti, raggiungerà verticalità significative; se, raggiunta la sommità del sasso OSA non ve la sentite di proseguire, è ancora possibile abbandonare la ferrata attraverso l’unica via di fuga possibile. In caso contrario…ora inizia il divertimento!
Guadagnato il Sasso OSA, proseguiamo per un breve trattato in lieve salita nel bosco ed arriviamo ai piedi del vero e proprio Corno Rat (attenzione: ad un certo punto si incontra un bivio: noi manteniamo la sinistra per la ferrata; l’itinerario di destra porta alla via alpinistica al Corno).
Da qui, nella seconda e terza sezione, la ferrata sarà un susseguirsi di pareti verticali più o meno esposte, pareti che, viste dal basso, sembrano molto meno lunghe di quello che in realtà sono veramente! La salita è fortemente adrenalinica ma sufficientemente semplificata dalle numerose staffe metalliche inserite.
Come già indicato sopra vi rimando alle pagine di ferrate 365 e ferrate.it per una descrizione tecnica più dettagliata: non oserei mai competere con la loro preparazione e competenza tecnica in materia!
Io, giunta a questo punto, mi riservo solo di raccontarvi le mie emozioni ed impressioni!
Partita super-convinta, innamorata del tempore primaverile di questa bella domenica, arrivo, pronta a tutto, sotto il il Sasso OSA. Mi imbrago e le mie mani iniziano a tremare; se ne accorge anche il Simo che mi guarda con occhi sornioni. So bene a cosa sta pensando: “smettila Serena, che tanto ce la fai!”
Carica di questa (sua) convinzione attacco i moschettoni alla prima sezione di cavo, mani sulla roccia e…3, 2, 1…si comincia! Nella mia testa in questo momento stanno facendo a pugni la mia forza di volontà (“tranquilla, ce la puoi fare”) e la mia forza distruttiva (“ma chi te lo ha fatto fare???“). Ma sono arrivata fino a qui e di certo non si torna indietro ora!
Poi, come sempre, succede la magia: incontro le prime difficoltà, come è normale che sia durante questo tipo di attività, e l’adrenalina che si sprigiona nel mio corpo mi dà una carica immensa. Sento la roccia, così sicura sotto le mie mani; sento il vento che mi si infila sotto la maglia termica, regalandomi un brivido lungo la schiena. Sento il sole sulla pelle. Sento il rumore del silenzio. Mi giro e guardo il lago di Como alle mie spalle: è tutto così bello! Continuo a salire (“ce la fai, ce la fai, tranquilla che ce la fai) con il Simo che ogni tanto, dall’alto, mi urla qualche consiglio su dove mettere le mani.
E così, passo dopo passo, mi ritrovo sulla terrazza finale del Corno RAT. Guardo il Simo: “davvero abbiamo già finito?”. Lui mi sorride, come a farmi intendere un non troppo velato “te l’avevo detto”. Lo abbraccio e ci rimettiamo in cammino: la nostra gita non è ancora finita, ora dobbiamo salire fino al Corno Orientale.
Il sentiero si addentra nel bosco e, dopo circa 20 minuti dal termine della ferrata, incontriamo le prime roccette, molto arrampicabili e sempre assistite da catena; parte la sfida con il Simo: chi tocca la catena perde.
Per il primo tratto di sentiero ammetto di avergli tenuto sufficientemente testa fino a che non giungiamo sotto l’ultima parete: una placca verticale , esposta, senza staffe, con una catena (molle) come unico sostegno e nient’altro. Io, la roccia, il Simo. E una sfida che non ho intenzione di perdere.
Ottimo, penso, e adesso che faccio? Ri-attacco i moschettoni alla catena (più per tranquillità mentale che per reale sicurezza dal momento che la catena non ha punti di ancoraggio per diversi metri).
Guardo le mie mani, stranamente non tremano. Ne sono convinta: ce la posso fare. Primo passo, secondo passo…la catena attira la mia attenzione ma no! Mani solo su roccia. Scavalco l’ultimo sperone e, finalmente, eccola davanti a me, la croce di vetta.
Ce l’ho fatta! Sento il cuore nel petto che mi si sgroviglia. E’ la stessa sensazione che ho provato questa estate in cima alla Bocchetta Roma, al termine del sentiero che porta lo stesso nome. E’ la sensazione di aver vinto una nuova sfida con me stessa, di aver spostato la tacchetta del mio limite ancora un pochino più in alto.
Caro lettore, se stai scorrendo queste righe ed hai avuto la pazienza di arrivare fino a qui, se stai pensando “piacerebbe anche a me fare queste cosa, ma non ne sono capace” voglio solo dire: non arrenderti mai.
Qualunque età tu abbia, qualunque sia la tua preparazione tecnica. NON ARRENDERTI MAI.
Io, solo qualche anno fa, avevo paura a salire sulle scale per smontare le tende del salotto. Ma la montagna è scuola di vita e ti dimostra che con dedizione, impegno, costanza, si può arrivare a fare anche le cose più incredibili.
Basta crederci.
P.S.: Non ditelo al Simo…ma io ad un certo punto, nell’ultimissimo tratto prima di raggiungere la croce del Corno Orientale, la mano sulla catena l’ho messa!
E voi? Ci siete mai stati sui Corni di Canzo? Raccontatemi la vostra avventura!