Due giorni in Val di Rézzalo, alla ricerca del Re della Foresta

Questa estate, durante il corso di alpinismo, nel parlare con la Guida ho espresso il mio dispiacere nel non essere mai riuscita, in trent’anni di montagna, a vedere i cervi nel loro habitat naturale, in particolare i cervi maschi, con i loro magnifici palchi di corna.
E così scopro che Giuliano, oltre ad essere una Guida con la “G” maiuscola, è un grande appassionato di animali, ne conosce tutti i segreti e le abitudini e mi consiglia di farmi un giro in Val di Rézzalo durante la stagione del bramito.

Il bramito esatto, alias, quando i cervi maschi, nel periodo degli amori, vogliono farsi notare dalle femmine ed esprimono la loro supremazia nei confronti degli altri maschi con un canto profondo e potente che riecheggia per tutta la valle, dal tramonto all’alba. Il canto del cervo è ascoltabile per pochissime settimane all’anno, tra la fine di Settembre e gli inizi di Ottobre e, a quanto pare, la Val di Rézzalo è popolata da numerosi branchi.
Lo ammetto, non avevo mai sentito nominare la Val di Rézzalo prima d’ora…ma se lo dice Giuliano io mi fido!
E così, in una soleggiata ma gelida domenica di Ottobre, zaino in spalla io ed il Simo siamo pronti a partire alla volta del paese di Fumero dove, lasciata l’auto, iniziamo ad incamminarci verso la prima meta della giornata, il rifugio “la Baita”.
Il sentiero per arrivarci è una comoda strada carrozzabile che si addentra in un bellissimo bosco di larici. Dopo circa un’oretta di cammino il bosco si apre su una larga valle attraversata dal fiume: siamo nella piana di San Bernardo.

La piana di San Bernardo

Entriamo in rifugio e facciamo conoscenza con Alessandro, il proprietario, alleggeriamo gli zaini e ci rimettiamo in marcia per arrivare al passo dell’Alpe.

“Portatevi un binocolo” ci avvisa Alessandro, “lungo il sentiero sarà facile che vedrete dei cervi, e mi raccomando: tornate per le 17 che vi accendo la sauna!”.
La sauna? Meraviglia, non me lo faccio ripetere due volte!
La passeggiata fino al passo dell’Alpe prosegue tranquilla, lungo la stessa carrozzabile che avevamo percorso per raggiungere il rifugio. Dopo un’altra oretta di cammino scolliniamo un dosso erboso e la vista comincia ad aprirsi: alla nostra destra le cime di Gavia e di Savoretta Tonda fanno capolino, imbiancate dalla neve fresca, mentre davanti a noi torreggia il pizzo Tresero, una piramide imponente il cui candore crea un impressionante gioco di contrasti con il blu del cielo ed il giallo dei prati autunnali.

Il pizzo Tresero
Il monte Gavia (a sinistra) e la Savoretta Tonda (esattamente sotto il sole)

Il Simo inizia a guardarsi intono con il binocolo e…sopresa! qualche esemplare comincia a spuntare, anche se principalmente sono delle femmine.
Continuiamo a camminare fino a raggiungere il passo, dove la vista si apre su altre cime del gruppo dell’Ortles; in particolare si osservano il Cevedale con la sua cima secondaria, la Zufallspitze, il monte Pasquale e, perfetto sulla sinistra, il Gran Zebrù, l’indiscusso re della valle.

Da destra: Il Tresero, Il Cevedale, il Monte Pasquale e il Gran Zebrù che fa capolino dal dosso morenico sulla sinistra

Non ci fermiamo per molto tempo al passo, l’aria è proprio frizzante e preferiamo rientrare per l’ora della merenda.
Alle quattro siamo di ritorno, torta di mirtilli e dritti nella sauna calda! Che spettacolo dopo tutto il freddo che abbiamo preso (almeno io…il Simo è ancora in giro in pantaloncini corti, veramente non so come faccia). Assorbo più caldo che posso, sia dalla sauna che dalla doccia bollente e sono pronta ad uscire sulla terrazza del rifugio per iniziare a “sbinocolare” seriamente. Come apro la porta della camera dal bosco di fronte a noi arriva un verso profondo, regale, deciso…è iniziata: l’ora del bramito è finalmente iniziata. Sembra incredibile: la valle rimbomba di questo suono così potente, l’aria è viva e vibrante intorno a noi. Iniziamo ad osservare…caspita se ci sono animali. Anche in questo caso sono principalmente femmine, con un bel manto marrone-rossastro, ma di maschi ancora nulla.

E poi…alla fine, quando quasi non ci speravo più…eccolo , il Re della foresta! Maestoso, esattamente come il suo canto.
Sono felice. Questa volta non si è trattato di raggiungere una nuova ed impegnativa vetta con le mie gambe. Ma sono veramente felice di essere in questo posto, a contatto con questa natura così potente. Non riesco a trovare un aggettivo che la possa descrivere meglio se non questo. Mi guardo intorno: il sole sta tramontando, ora solo le cime sono ancora illuminate, mentre la notte già cala sulla valle. La luna è già spuntata in cielo, un sorriso accennato nell’azzurro.

Il tramonto sulla piana di San Bernardo
Il sorriso della Luna nel pallido cielo azzurro

E’ ora i rientrare in Baita, Alessandro ci aspetta con un buonissimo risotto ai mirtilli, da lui sapientemente cucinato. La cena è veramente squisita. Trascorriamo la serata a chiacchierare con lui; l’amore per il suo lavoro emerge dalle sue parole mentre ci racconta come, con suo padre, ha ristrutturato da zero il rifugio, avviando l’attività e continuando a migliorarsi, anno dopo anno, per offrire sempre il meglio ai suoi ospiti.
A parere mio e del Simo, ci è veramente riuscito: la Baita è proprio il posto ideale per trascorrere qualche giorno a stretto contatto con la natura. Torniamo nelle camere, il bramito continua e andrà avanti tutta la notte, ma per me e per il Simo è giunta l’ora di riposare: domani ci aspetta la salita al Corno di Boero ma…questa è un’altra avventura alla quale dedicherò un articolo apposito…perché se lo merita tutto!

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