Partenza/Quota: Rifugio Forni (2100 m)
Arrivo/Quota: Cima del Cevedale (3769 m – Punto più elevato)
Tempo di percorrenza del percorso: 2,5 ore Forni – Casati (3254 m); 2 ore Casati – Cevedale; 3 ore Cevedale – Palòn de la Mare; 4 ore Palon de la Mare – Forni
Dislivello salita: 1900 m
Grado di difficoltà: EEA – I+ – PD
Tipo di traccia: misto
Periodo consigliato: Giugno – Settembre
In fondo all’articolo la descrizioni in breve dell’escursione.
Per terminare e coronare degnamente una vacanza all’insegna dell’avventura, io ed il Simo non potevamo farci mancare una salita definita realmente “alpinistica”. E così, dotati di tutto l’occorrente necessario, siamo partiti alla volta di Santa Caterina Valfurva per tentare la traversata dal Cevedale al Palòn de la Mare.
Sottolineo “tentare”, perchè, alla partenza, io ero tutt’altro che sicura che ce l’avremmo fatta, soprattutto ad affrontare la cresta delle Ròsole, definita su tutti i siti di Alpinismo con grado di difficoltà PD.
Il Cevedale ed il Palòn de la Mare sono due delle numerosissime cime che compongono il vastissimo gruppo dell’Ortles-Cevedale e costituiscono, rispettivamente, la prima e la seconda vetta più alta della zona del Ghiacciaio dei Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio. La salita parte dal rifugio Forni e, passando per i rifugi Pizzini e Casati permette di raggiungere dapprima la cima del Cevedale per poi attravesare l’ affilata cresta delle Ròsole, conquistare il Palòn de la Mare e da qui raggiungere di nuovo il rifugio Forni attraverso il Rifugio Brasca.
L’intero itinerario può essere percorso in una sola giornata o, come nel caso mio e del Simo, diviso in due parti con pernottamento presso il rifugio Casati.
Special guest della salita la mia nuova e meravigliosa corda fucsia…che gioia quando, durante l’acquisto a Livigno, ci hanno proposto questo articolo in questa colorazione, la mia preferita in assoluto! Io ero felicissima, il Simo ovviamente un po’ meno, ma la scelta era obbligatoria!
La salita dai Forni verso il rifugio Casati è piuttosto semplice: dapprima si svolge lungo una carrozzabile, fino al Pizzini, per poi diventare un vero e proprio sentiero, abbastanza ripido, che si snoda su detriti morenici fino al Casati. L’itinerario è sempre ben segnalato e di grande effetto: non eravamo mai stati in queste zone e trovarci davanti i muri di ghiaccio dei Forni è stata un’esperienza meravigliosa, peccato per le nuvole un po’ basse che ostacolano la visuale.
L’arrivo al Casati è di forte impatto: sebbene il ghiacciaio negli ultimi anni si sia decisamente ritirato, una volta raggiunta la sommità del colle dove sorge il rifugio una vasta distesa bianca si apre davanti ai nostri occhi. E lassù, purtroppo ancora coperto dalle nuvole, ecco il Cevedale.
Pranziamo ed approfittiamo del pomeriggio per ripassare le manovre fondamentali di recupero da crepaccio e messa in sicurezza. Verso sera le nuvole che coprivano il Cevedale si diradano permettendoci di osservare la cima in tutta la sua interezza e bellezza e di cercare la traccia che avremmo dovuto seguire il giorno dopo.
Cena (ottima) e sonno ristoratore!
Il mattino dopo ci svegliamo di buon’ora, facciamo colazione ed in men che non si dica ci ritroviamo sulla terrazza del rifugio: un vento sfreddo ci sferza il viso ed una fitta nebbia ci avvolge…ma come??? Oggi doveva esserci il sole!
Scendiamo all’attacco della via, infiliamo i ramponi, ci leghiamo ed iniziamo a camminare lungo la traccia, in compagnia di altre cordate che salgono insieme a noi. Ben presto i nostri dubbi sul tempo vengono placati: con i primi raggi del sole la nebbia che ci avvolgeva si dipana, regalandoci una giornata cristallina. Sotto di noi la valle è ricoperta da un mare di nuvole.
Io procedo da prima di cordata, abbastanza agitata per il ruolo assegnatomi, ma ben presto la mia ansia lascia spazio ad un misto di meraviglia e stupore per quello che i miei occhi stanno osservando…il Gran Zebrù finalmente è libero, un piramide perfetta incorniciata da un sottile strato di nuvole che altro non fanno se non metterne in evidenza la sua regalità.
Proseguiamo lungo la traccia, mi giro per guardare il Simo che mi segue e in breve arriviamo all’ultimo traverso, un po’ esposto e ghiacciato e sul quale è bene prestare attenzione. Eccoci alla crepacciata terminale: che spettacolo! I crepacci mi fanno decisamente paura ma se osservati da distanza di sicurezza sono indiscutibilmente meravigliosi: il ghiaccio che da bianco diventa azzurro con miriadi di stalattiti di cristallo che ne ornano la parte sommitale. Ero talmente incantata a guardare che stupidamente non ho nemmeno pensato di scattare qualche foto…ed era già tempo di proseguire!
Attraversiamo senza difficoltà la crepacciata e giungiamo alla sella, poco sotto la cresta finale che ci conduce rapidamente alla croce di vetta. Il panorama che si gode è veramente vasto e là, dritto davanti a noi, oltre la croce, si distingue chiaramente la cima del Palòn della Mare, nostra prossima destinazione.
Riprendiamo un pochino di fiato e facciamo un rapido spuntino prima di rimetterci in marcia: scendiamo quasi sciando lungo la nevosa cresta Sud fino al passo Ròsole e da qui, in breve, siamo sulla cima settentrionale del Monte Ròsole.
Inizia ora il tratto più difficile della traversata: l’aerea cresta che unisce la cima nord a quella sud per terminare al Bivacco Colombo. Ce la possiamo fare…ormai siamo arrivati fino a qui, non si torna più indietro!
Proseguo, sempre da prima di cordata, la lunghezza della corda ridotta per permettere a me e al Simo di farci sicura a vicenda.
E via che si va! Seguiamo sempre il filo di cresta, con brevi aggiramenti, e dopo poco arriviamo in vista del Bivacco. La tensione inizia a sciogliersi, ce l’avevamo fatta! Mi sentivo bene e con me anche il Simo. Al bivacco ci concediamo una pausa un pochino più lunga, approfittando della presenza di altri due alpinisti che stavano traversando dal San Matteo, facendo il giro al contrario.
Ci rimettiamo in marcia e affrontiamo la facile salita fino alla cima del Palòn della Mare. Un nuovo “piccolo” problema si presenta all’orizzonte: le nuvole che fino a poco prima coprivano la valle si stanno alzando, immergendoci in un nuovo mare di nebbia. L’ansia torna a salire.
Mangiamo in fretta, non possiamo fermarci più di tanto o rischiamo di non trovare più la traccia per scendere. Percorriamo la larga cresta del Palòn de la Mare e da qui, correndo in discesa nella neve, raggiungiamo il plateau gliaciale sotto la vetta. Puntando verso NW e prestando attenzione ai numerosi crepacci raggiungiamo dapprima la cresta rocciosa che corona a NW il Ghiacciaio del Palon de la Mare e sempre proseguendo sul ghiacciaio lungo il suo margine destro giungiamo alla grande morena del Ghiacciaio dei Forni.
Finalmente ci fermiamo. Ci sleghiamo e togliamo i ramponi, riponendo tutta l’attrezzatura nello zaino. Che corsa! Ci rimettiamo in marcia, sufficientemente stremati e rientriamo verso il rifugio Branca.
Mentre percorriamo le ultime distese erbose che ci separano dai Forni ripenso a quello che ho fatto: sebbene non fosse stata la mia prima esperienza su ghiacciaio, la Traversata dal Cevedale al Palòn de la Mare resta fino ad ora la mia prima vera salita alpinistica.
Per la seconda volta durante questa pazza estate sorrido, realizzando dove sono stati in grado di portarmi i miei piedi e soprattutto il mio cuore. Mi sento così legata a queste terre alte mentre il mio cuore vola lassù, leggero, su quelle cime che ho appena lasciato.
Piedi saldi e cuore leggero, deve essere così, sempre.
L’ ITINERARIO IN BREVE – LA SALITA
- Dal parcheggio dei Forni (2100 m) seguire in direzione rifugio Pizzini e rifugio Casati (3254 m)
- Dal rifugio Casati si calzano i ramponi e si segue la traccia su ghiaccio (solitamente ben segnalata) che attraversa la zona centrale del ghiacciaio
- Puntare prima in direzione della Zufàll-Spitze, la cima NE del Cevedale, per poi volgere a destra in direzione SW (traverso esposto e ghiacciato).
- Superare la crepacciata terminale e giungere alla sella da cui, seguendo l’ampio dorso della cresta, si giunge in cima al Cevedale (3769 m).
- Sul versante opposto si scende la larga e nevosa cresta S, a sinistra del filo, fino a raggiungere il Passo Ròsole (3502 m) e la cima settentrionale del Monte Ròsole (q. 3536 m).
- Seguire l’aereo filo di cresta, con brevi aggiramenti, fino alla cima meridionale (3529 m).
- Scendere in direzione del Bivacco Colombo (3485 m) e poi al sottostante Col de la Mare (3442 m).
- Risalire nuovamente il pendio nevoso fino ad arrivare alla cresta in vetta al Palòn de la Mare (3703 m).
L’ITINERARIO IN BREVE – LA DISCESA
- Percorrere tutta la cresta fino a raggiungere il plateau glaciale sotto la vetta.
- Traversare il plateau puntando verso NW e raggiungere la cresta rocciosa che chiude a NW il Ghiacciaio del Palòn de la Mare.
- Seguire il ghiacciaio lungo il margine destro idrografico, oppure direttamente sul filo e scendere in direzione SW.
- Raggiungere la grande morena del Ghiacciaio dei Forni.
- Seguire il sentiero che corre sul filo della morena stessa fino Rifugio Branca (2487 m).
- Rientrare in direzione Rifugio dei Forni.