Mura bianche, tetto ed imposte rigorosamente rosse: il Rifugio Longoni, dall’alto dei suoi 2.450 mslm, domina gli abitati di Chiareggio e San Giuseppe in Valmalenco. Quarta tappa obbligatoria per chi affronta l’Alta Via, può essere raggiunto anche da valle attraverso differenti itinerari. Siete curiosi di sapere come? Allora continuate a leggere!
Indice
Da dove si raggiunge il Rifugio Longoni?
Il rifugio Longoni può essere raggiunto tramite tre diversi itinerari, di lunghezza e difficoltà tecniche paragonabili, due dei quali partono da San Giuseppe, mentre il terzo da Chiareggio.
Per l’itinerario che sale da Chiareggio il punto di partenza è in prossimità del parco delle marmotte, proprio qui.
Potete parcheggiare l’auto nel parcheggio lì vicino, se riuscite a trovare posto, altrimenti nell’ampio posteggio presso il Pian de Lupo. Ricordatevi che per entrare in Chiareggio è necessario pagare un ticket giornaliero di 5 euro per tutto il periodo estivo (è zona ZTL).
Se invece preferite partire da San Giuseppe dovrete dirigervi in direzione de “i Barchi” e lasciare l’auto presso il parcheggio dei “prati della costa”, proprio qui. In questo caso il posteggio è gratis!
Il mio suggerimento è di arrivare sia a Chiareggio che a San Giuseppe sufficientemente presto al mattino, soprattutto nei periodi di punta, perché i parcheggi si riempiono facilmente!
Quanto è difficile salire al Rifugio Longoni?
Nessuno dei tre itinerari presenta particolari difficoltà tecniche, ma non va sottovalutato il dislivello da percorrere, mediamente lungo.
PRIMO e SECONDO ITINERARIO: da San Giuseppe al Rifugio Longoni
Gli itinerari che partono da San Giuseppe presentano un primo tratto in comune, quello che dai Prati della Costa porta all’Alpe Entova.
Da qui i due tracciati si separano: uno prosegue lungo la strada sterrata fino ad ora percorsa, seguendo le indicazioni per l’Alpe Fora; il secondo risale leggermente il pratone dietro le baite dove si innesta il sentiero (seguire la palina segnavia che riporta le indicazioni per il Rifugio Longoni).
LA SCHEDA TECNICA
- Partenza/Quota: San Giuseppe – Prati della costa ( 1.678 m)
- Arrivo/Quota: Rifugio Longoni ( 2.450 m)
- Tempo di salita: 2,5 ore
- Tempo di discesa: 2 ore
- Dislivello totale salita: 800 m
- Gradi di difficoltà: Escursionistica (E)
- Periodo consigliato: Giugno – Settembre
L’ITINERARIO IN BREVE – LA SALITA
- Parcheggiata l’auto ai Prati della Costa si inizia a seguire la strada sterrata che entra nel bosco
- Si prosegue per circa tre quarti d’ora fino all’Alpe Entova
- Arrivati all’Alpe Entova si abbandona la strada sterrata e si risale per qualche metro lungo il ripido pratone dietro il gruppo di baite che si trovano sulla destra.
- Si raggiunge una palina segnavia che riporta le indicazioni per il Rifugio Longoni; qui si innesta anche il sentiero.
- Si prosegue nella direzione indicata lungo il sentiero che, più avanti, intercetterà di nuovo la strada sterrata.
- Si prosegue lungo la sterrata fino ad uno spiazzo dove attacca l’ultimo tratto di sentiero che risale lo sperone roccioso dietro il quale è ben nascosto il Rifugio Longoni.
- Si segue il sentiero fino al rifugio.
VARIANTE DELL’ITINERARIO di SALITA
- La variante dell’ itinerario sopra descritto prevede che, arrivati all’Alpe Entova, al posto che risalire leggermente il prato dietro le baite e imboccare il sentiero, si prosegua lungo la strada sterrata fino al raggiungimento dell’ Alpe Fora.
- All’Alpe Fora, ignorando le indicazioni per l’Alpe dell’Oro, si piega verso destra, risalendo il corso del torrente fino alla Piana di Fora (dove troveremo il bellissimo lago di Ciàz e le relative cascate)
- Si attraversa la piana (mantenendo il lago sulla destra e le cascate sulla sinistra) e si risale l’ultimo pendio fino al Rifugio Longoni
L’ITINERARIO IN BREVE – LA DISCESA
La discesa può avvenire lungo gli stessi itinerari della salita; volendo è possibile scegliere un giro ad anello, seguendo il primo itinerario descritto per la salita e proseguendo per i Piani e l’Alpe di Fora durante la discesa.
TERZO ITINERARIO: da Chiareggio al Rifugio Longoni
LA SCHEDA TECNICA
- Partenza/Quota: Chiareggio (1.612 m)
- Arrivo/Quota: Rifugio Longoni (2.450 m)
- Tempo di salita: 3 ore
- Tempo di discesa: 2,5 ore
- Dislivello totale salita: 840 m
- Gradi di difficoltà: Escursionistica (E)
- Periodo consigliato: Giugno – Settembre
L’ITINERARIO IN BREVE – LA SALITA
- Parcheggiata l’auto in uno dei parcheggi indicati sopra ci si porta in prossimità del parco delle marmotte (proprio qui)
- Seguendo il cartello segnavia che fornisce le indicazioni per il Rifugio Longoni si imbocca un strada cementata che dopo poco lascia spazio ad un sentiero che si addentra nel bosco.
- Si segue sempre il sentiero (segnavia rosso-bianco-rossi e triangolo giallo dell’alta via della Valmalenco) fino a raggiungere l’Alpe Fora.
- Ignorando le deviazioni per l’Alpe dell’Oro e l’Alpe Bracciascia si prosegue dritti risalendo il corso del torrente Forasco (che rimane sulla destra) fino al raggiungimento dei Piani di Fora.
- Ignorando la deviazione per il passo Tremoggia, si prosegue seguendo le indicazioni per il rifugio Longoni, attraversando i piani di Fora e mantenendo il lago Ciàz alla nostra destra.
- Superato l’ultimo sperone roccioso si giunge al Rifugio Longoni.
L’ITINERARIO IN BREVE – LA DISCESA
La discesa avviene lungo il medesimo tracciato della salita.
La mia avventura al Rifugio Longoni
Più che di una sola, dovrei parlarvi di una serie di avventure che hanno visto il Rifugio Longoni come protagonista.
La prima volta che ci sono stata ero molto piccola e, a dirla tutta, non sono nemmeno sicura di averlo raggiunto; ricordo per certo che mi sono fermata le ore a giocare lungo i torrenti che scorrono indisturbati presso i piani di Fora.
Avevamo fatto un pic-nic in compagnia di alcuni amici di famiglia ed insieme a mia sorella Martina e a Giulia, mia amica d’infanzia, ci eravamo divertiti un mondo a tentare di lavare i piatti con la sabbia del torrente.
I piatti da pic-nic, ovvero quei famosi piatti in plastica dura, di colore arancione, che ancora girano nella credenza della casa di Tornadri… ricordo perfettamente che il risultato del nostro operato furono semplicemente dei piatti ancora unti e pieni di sabbia, oltre che di rigature, cicatrici che si portano dietro tutt’oggi!
Nel pomeriggio, insieme a papà, ci eravamo arrampicate seguendo il corso delle cascate, facendoci bagnare completamente dall’acqua che sollevavano, in una magia di rugiada ed arcobaleni.
All’epoca mi sembrava di vivere in un cartone animato, mi immaginavo fate ed unicorni abitare la piana e nonostante sia parecchio cresciuta nel frattempo, la piana di Fora rimane uno dei posti più incantanti della Valmalenco.
Qualche anno dopo ero tornata al Rifugio durante una incerta giornata estiva, talmente incerta che a metà il cielo ci aveva scaricato addosso litri d’acqua sotto forma di grandine…credo di non aver mai amato così tanto la stufa calda del rifugio.
Altra storia è stata l’escursione al passo Tremoggia. Era una giornata molto calda e papà aveva deciso di portarci al passo per poter ammirare il ghiacciaio di Fex.
La salita all’epoca mi era sembrata interminabile ma ero affascinata dalla roccia argentata che ci circondava e che si sbriciolava sotto il nostro passo, trasformandosi in sabbia lucente ai raggi del sole; sembrava quasi di stare sulla luna.
Sulla via del ritorno, non contenti per gli sforzi fatti fino a quel momento, i miei genitori hanno deciso di fare un ultimo strappo fino al Rifugio Longoni…”fatto 30, si può fare anche 31″ mi avevano detto e così è stato…ma la mia giusta ricompensa è arrivata in men che non si dica: una bella fetta di crostata accompagnata da una tazza di cioccolata calda!
Per anni non sono più salita al Rifugio Longoni, non perché non mi piacesse come meta ma chissà…forse cercavo solo qualcosa di diverso nelle mie escursioni.
Questa estata invece in un impeto di nostalgia ho deciso di andare a conoscere i nuovi gestori che avevano sostituito, dopo almeno un ventennio, il buon Elia Negrini. E questa volta mi sono portata anche il Simo, che mai aveva fatto tappa alla Longoni, oltre che, ovviamente, il mio papi, in memoria dei vecchi tempi!
Come sempre decidiamo di partire molto presto al mattino: nessuno nella mia famiglia (né quella di origine né quella che ho contribuito a formare) è amante del rumore e delle troppe persone in montagna e il Rifugio Longoni è una tappa abbastanza frequentata.
Sta di fatto che la nostra sveglia è suonata anche quella mattina alle 5.30 e dopo circa un’ora e un quarto eravamo già a San Giuseppe, agili e scattanti sull’attacco del sentiero.
Scegliamo di percorrere la “direttissima” fino al rifugio all’andata e fermarci al ritorno ai piani di Fora per scattare qualche fotografia e far volare il nostro drone.
Alla partenza il sole illumina solo le cime delle montagne e l’aria fresca del mattino contribuisce a svegliarci completamente. Proseguiamo tranquilli lungo il sentiero fino ad arrivare sotto l’ultimo sperone roccioso: pochi metri di dislivello ci separano dal rifugio ma un vento gelido inizia a soffiarci contro!
“Mi mancava” penso tra me…”non è possibile che la valle di Chiareggio sia sempre così fredda, ho anche appena tolto la maglia termica!”
Inizio a correre, non ne volevo sapere di stare alla mercé di quelle folate ghiacciate; dietro di me anche papà e il Simo accelerano il passo.
Entriamo in rifugio: sono le nove di mattina e siamo ovviamente i primi! I gestori ci guardano un po’ sorpresi: non si aspettavano ospiti a quell’ora, chi aveva pernottato per la notte era andato via da poco e ne avevano approfittato per le ordinarie pulizie.
Ordiniamo un tè bollente ed una bella fetta di crostata alla marmellata di lamponi…come ai vecchi tempi.
Mi guardo intorno: il rifugio non è cambiato per nulla; la stufa in pietra ollare è ancora posizionata sul fondo della stanza, a fianco del camino…i tavoli in legno massello sono ancora coperti con una cerata a scacchi rossa e bianca…e la bellissima finestrella con vista sul Disgrazia è sempre lì, a incorniciare il cielo e la vallata sottostante.
Sorrido…sono felice di vedere che dopo tutti questi anni posso sentire ancora lo stesso tepore che mi aveva scaldata dopo quella forte grandinata.
E’ un tepore che non arriva dalla stufa, del resto come farebbe, è spenta! Arriva da qualcosa di più profondo che ho conservato dentro di me per tutto questo tempo.
E’ il calore dei ricordi, che riaffiorano alla mia mente come se fossero sempre stati lì e non me ne fossi mai accorta.
E’ il calore di sentirsi a casa, qui, in questo bel rifugio, tra le mie amate montagne.