Partenza/Quota: San Martino – Val di Mello (923 m)
Arrivo/Quota: Passo di Mello (2992 m)
Tempo di salita: 9 ore (comprese pause)
Tempo di discesa: 4 ore
Dislivello totale salita: 2000 m
Grado di difficoltà: Escursionisti Esperti (EE)
Periodo consigliato: Luglio – Settembre
In fondo all’articolo la descrizione in breve dell’escursione.
Da un annetto ormai era la mia fissa; da fissa poi è diventata una vera e propria ossessione quando, questa estate, lo abbiamo incrociato lungo il Sentiero Roma: dovevo assolutamente passare un notte in quella bella casetta dalle imposte rosse che prende il nome di Bivacco Kima. Decido quindi di proporlo a mio fratello che non solo accetta molto volentieri la proposta ma rilancia con “e se andassimo fino al passo di Mello? Da lì si vede tutta la vedretta del Disgrazia e la Val Sissone”.
Se volete saltare il racconto della nostra avventura troverete, alla fine dell’articolo, le indicazioni in breve dell’escursione. Buona lettura!
Il passo di Mello è uno stretto valico che congiunge l’alta Val Cameraccio (che chiude la Val di Mello) con la Val Sissone, in alta Valmalenco. Il passo può essere affrontato in entrambi i sensi, con la non trascurabile differenza che la salita dalla Val Sissone richiede una buona preparazione alpinistica in quanto il percorso si svolge, nella sua ultima parte, sulla vedretta nord del Disgrazia. La salita dalla Val di Mello, invece, sebbene piuttosto lunga e faticosa è tecnicamente più semplice. Ovviamente noi abbiamo optato per questa seconda variante ed il 24 settembre, caricati gli zaini in spalla, siamo usciti di casa pronti per una nuova avventura!
L’allegra combriccola è formata da me, mio fratello Stefano e naturalmente l’irriducibile Simo. Dopo aver lasciato la macchina a San Martino, in Val Masino, ci dirigiamo verso l’attacco del sentiero di fondovalle. La camminata inizia tranquilla, costeggiando le verdi acque del fiume Mello, fino ad arrivare alla fine della vallata. Si prospetta una giornata magnifica, in cielo non c’è neanche una nuvola. Cominciamo a salire nel bosco e raggiungiamo ben presto l’ alpe Casera Pioda dove ci fermiamo per una breve pausa. Il nostro sguardo cade sul cartello segnavia…ci guardiamo in faccia, tutti quanti con la stessa espressione in volto: con queste indicazioni arriveremo sicuramente a destinazione! Ci rimettiamo quindi in cammino; ben presto il bosco lascia spazio a un enorme prato punteggiato qua e là dagli ultimi larici e piante di ginepro. Guardando la vegetazione si vede che ormai l’autunno è alle porte: le foglie degli alberi cominciano a cambiare colore: tra le verdi fronde si intravedono pennellate di giallo, arancio e rosso.
Continuiamo a camminare, ormai il sentiero è inesistente ed anche i segnavia rosso-bianchi sono sempre più radi…poco male, fortunatamente siamo tutti e tre abili nell’arte dell’improvvisazione: il passo di Mello è dritto davanti a noi e là dobbiamo andare! Nel primo pomeriggio arriviamo al fatidico bivio: bivacco Kima a destra, passo di Mello, a sinistra. L’idea iniziale era quella di depositare gli zaini, o almeno parte del loro contenuto in bivacco, per proseguire leggeri verso il passo. Tuttavia è tardi e sarebbe molto sciocco perdere tempo ed energie per raggiungere il bivacco e tornare indietro.
Decidiamo quindi di proseguire direttamente verso il passo: solo 300 metri di dislivello ci separano dalla nostra meta…ma sono i peggiori fino ad ora affrontati. Superiamo dapprima un breve ma franoso ghiaione e ci troviamo su una sassaiola di massi altamente instabili. Decidiamo di proseguire lungo tre linee di salita diverse, in modo tale che i sassi che rotolano a valle al nostro passaggio non cadano addosso ai nostri compagni. Con non poca fatica e parecchi sfoghi verbali arriviamo ad un nevaietto, piuttosto ripido e ghiacciato ma che attraversiamo senza troppa difficoltà. Finalmente giungiamo ai piedi della piccola parete di granito, ultimo ostacolo da affrontare prima di raggiungere il passo. Davanti a noi il profilo del Bivacco Odello-Grandori, che segna la fine della salita.
Ci dirigiamo verso le catene che, a prima vista, sembrano il modo più rapido, sicuro e semplice per raggiungere il passo. Ben presto ci accorgiamo che qualcosa non va…la catena più bassa è tranciata di netto da un grosso lastrone che chiaramente non è dove dovrebbe trovarsi: la “via normale” al passo non è accessibile.
“Ah, ecco perchè se lo cerchi su Google il primo risultato che esce è DEFINITIVAMENTE CHIUSO” esclama mio fratello con voce innocente. Bene…molto bene! Ma non lo potevi dire prima? Per la seconda volta nella giornata ci guardiamo in faccia, tutti con la stessa chiarissima idea in testa: non abbiamo fatto tutta questa fatica per non riuscire a vedere dall’altra parte, un’altra via ci deve essere per forza. Tentiamo prima di aggirare la parete sulla destra, ma il traverso che dovremmo andare ad affrontare sembra troppo esposto e privo di appigli. Propendiamo quindi per il canalino sulla sinistra, esposto uguale ma con qualche appiglio in più. Abbandoniamo gli zaini su un lastrone e cominciamo a risalire. La stretta bocca del passo è sempre più vicina…pochi possi ancora e finalmente…eccola: la vedretta nord del Disgrazia, con i suoi grossi seracchi, imbiancati dalle recenti nevicate. Sotto di noi si apre la Val Sissone e, sulla sinistra, le ripide e strapiombanti pareti delle cime di Chiareggio. Che meraviglia…tutti e tre siamo estasiati e soprattutto compiaciuti di essere arrivati fino a qui.
Ma non c’è tempo da perdere, la giornata volge al termine e dobbiamo ancora raggiungere il nostro rifugio notturno, il Bivacco Kima. Iniziamo a scendere di buon passo e, quando arriviamo a destinazione, veniamo stretti nel caldo abbraccio della luce del tramonto. Apriamo le imposte del bivacco e ci sediamo sui gradini in contemplazione. Non serve parlare. Non serve neanche guardarsi. Serve solo restare seduti in silenzio ad ammirare quanto la natura è più grande di tutto ciò che l’uomo potrà mai realizzare e prima o poi, forse, ce ne renderemo conto.
Mentre sono persa in queste riflessioni un pensiero si fa strada nella mia mente: “ragazzi, dobbiamo andare a prendere l’acqua prima che faccia buio!” Il Bivacco infatti, non è dotato di acqua corrente e l’unico modo per procurarsela è caricarsi sulle spalle una tanica da 5 litri e scendere fino al laghetto glaciale, 100 metri sotto il rifugio.
Recuperata l’acqua la filtriamo e bolliamo per renderla potabile e….siamo pronti per la cena! Mentre la pasta cuoce sul fuoco il Simo, uscito per controllare la bombola del gas, caccia un urlo. Nel buio pesto della notte in quota non si era minimamente accorto che, a fargli compagnia, era arrivato un grosso stambecco curioso. Gli stambecchi sono animali che normalmente non vengono cacciati dall’uomo ed è per questo che non ne hanno minimamente paura. Anzi, più volte in passato mi è capitato di vederli intenti ad entrare in bivacco in cerca di cibo. Il più spaventato di tutti era quindi il Simo, che tutto si aspettava fuorché di controllare una bombola del gas insieme ad uno stambecco!
Finita la cena ci infiliamo nel sacco a pelo, pronti per la notte, che trascorre tranquilla. Il mattino seguente siamo pronti per la discesa: quando ci svegliamo è ancora buio. Facciamo colazione ed attendiamo l’arrivo dell’alba prima di metterci in cammino. L’umidità della notte ci regala un nuovo spettacolo naturale: sotto di noi si è addensato un mare di nuvole che, viste da questa altezza, sembrano di zucchero filato.
In meno di 4 ore siamo di nuovo al fondovalle. Da qui si vede ancora chiaramente il Passo di Mello, 2.000 metri sopra di noi, solitario e maestoso. Ci fermiamo per pranzo al rifugio “Luna Nascente” dove taroz, costine e torta di castagne riescono a placare la nostra fame.
Ebbene, anche questa avventura si è conclusa, e direi nel migliore dei modi. Dentro di me, nel mio cassetto dei ricordi, si è aggiunto un tassello in più che, oltre che di montagna, è fatto anche e soprattutto di affetto. Quell’affetto che mi lega a voi, Simo e Ste, come una corda, che diventa sempre più forte ogni metro che facciamo in più. Insieme.
Grazie ragazzi, senza di voi questa avventura non sarebbe stata la stessa. Per usare le parole che mio fratello mi ha rivolto il giorno seguente: “grazie per questi due giorni…sono stati davvero, davvero perfetti”.
L’ ITINERARIO IN BREVE – LA SALITA
- Lasciare l’auto a San Martino e seguire le indicazioni per la Val di Mello.
- Attraversare completamente la valle tenendo sempre la sinistra del fiume.
- Arrivati a fondo valle il sentiero inizia a salire nel bosco fino all’Alpe Pioda.
- Lasciarsi alle spalle l’alpeggio e iniziare a salire nel bosco di larici sulla sinistra.
- Arrivati al bivio (orami fuori dal bosco) seguire per Bivacco Kima (trascurando quindi la deviazione per il passo Cameraccio). Attenzione: sentiero poco evidente e poco segnalato.
- Continuare a salire prima su prato poi su sassaiola.
- Arrivati ad un nuovo bivio seguire per passo di Mello (ignorare la deviazione per Bivacco Kima). Attenzione: da qui in avanti sassi molto instabili.
- Arrivare sotto l’ultima parete di granito da cui si vede il bivacco Odello
- Risalire la parete (se la catena non è agibile utilizzare il canalino sulla sinistra guardando il bivacco). Attenzione: canalino molto instabile.
- Per tornare al Bivacco Kima ripercorrere a ritroso fino alla deviazione.
- Seguire per il Bivacco.
L’ ITINERARIO IN BREVE – LA DISCESA
La discesa avviene per il medesimo percorso della salita. Se non si vuole percorrere a ritroso esattamente lo stesso sentiero è possibile allungare leggermente il percorso addentrandosi verso il passo Cameraccio, seguendo poi il sentiero ben segnalato che riporta in valle.
Si giunge fino al primo bivio incontrato lungo la salita (Passo Cameraccio/Bivacco Kima) e da qui, ripercorrendo gli stessi passi dell’andata, all’alpe Pioda e al fondovalle.