Il ghiacciaio di Fellaria è ormai un’ icona della Valmalenco e attrae ogni anno centinaia di visitatori; il fronte del ghiaccio che si riversa nel laghetto antestante, le cascate che cadono a picco dal Fellaria superiore, scaricando continuamente blocchi di ghiaccio e neve. Tutto questo spettacolo naturale ha permesso al ghiacciaio di Fellaria di ricevere l’appellativo, meritatissimo, di “piccola Islanda”.
Oggi vi propongo due diversi itinerari per poter godere della bellezza del ghiacciaio, il primo semplice ed adatto a tutti, il secondo per escursionisti un pochino più esperti.
Alla fine dell’articolo troverete, come sempre, l’itinerario in breve. Vi chiedo, se potete, di dedicare un paio di minuti alla riflessione finale. E’ importante e credo valga la pena che venga letta.
Indice
Il Ghiacciaio di Fellaria: sentiero glaceologico Marson
Il primo itinerario che vi presento prende il nome di “sentiero glaceologico Marson” e permette di introdurre gli escursionisti alle peculiarità dell’ambiente glaciale.
Il sentiero parte presso la diga di Alpe Gera; dopo aver parcheggiato l’auto si risale e si attraversa lo sbarramento artificiale. La prima meta del percorso, il Rifugio Bignami, è già ben visibile in lontananza, sulla sinistra del lago, sotto l’ impressionante muro di ghiaccio del Fellaria, nostra destinazione.
Si prosegue quindi lungo il sentiero che costeggia il lago fino a raggiungere il rifugio in circa un’oretta di cammino.
Arrivati al Bignami deviamo sulla sinistra, seguendo le indicazioni per il rifugio Marinelli/Bocchette di Caspoggio fino al raggiungimento di un ponte di legno che ci permette di superare agevolmente il fiume, poco dopo l’ Alpe Fellaria.
Il sentiero glaceologico Marson parte proprio da qui; l’intero percorso si svolge in tre itinerari, A B e C che portano ad osservare la morena, la vallata morenica ed il fronte glaciale del Fellaria Ovest (percorsi A e B); seguendo il percorso C invece si giunge al lago di contatto glaciale.
Tutti e tre i sentieri sono di grande interesse geologico e culturale perché grazie alla presenza di numerosi punti di sosta e cartelli esplicativi permettono all’escursionista curioso di conoscere storia ed evoluzione del meraviglioso ambiente glaciale della Valmalenco.
Se proprio non ve la sentite di compiere l’intero giro potete seguire direttamente le indicazioni per l’itinerario C, che vi porterà a percorrere un lungo ma non particolarmente faticoso traverso in lievissima esposizione (nulla di spaventoso ma prestare attenzione) ed infine, oltrepassato l’ultimo dosso morenico, giungerete in vista del ghiacciaio e del suo laghetto.
L’ ITINERARIO IN BREVE – SENTIERO GLACEOLOGICO MARSON
Il Ghiacciaio di Fellaria: Cima Fontana
In questo secondo percorso vi porto su cima Fontana, solitaria vetta posta fra l’ampio bacino della vedretta di Varuna, a nord, e l’alta val Confinale, a sud. E’ una meta poco conosciuta in Valmalenco, anche se a torto, perchè dalla sua cima si gode di un bellissimo panorama che spazia sulla Valle di Poschiavo, sulla valle di Campomoro, i pizzi Varuna, Palü, Zupò ed Argient e, ovviamente, la vedretta di Fellaria.
L’escursione non è per nulla difficile ma non adatta a chi si è da poco avvicinato all’ambiente alpino. Per tutti gli altri, l’itinerario può essere affrontato in giornata o spezzato in due parti, pernottando nel bellissimo bivacco Anghileri-Rusconi.
Il punto di partenza dell’escursione è ancora una volta la diga di Alpe Gera, ma questa volta rimarremo sul lato destro del lago, seguendo appunto le indicazioni per il bivacco Anghileri.
Ci incamminiamo lungo la traccia (traccia…più che altro una vera e propria strada, a tratti cementata) fino all’arrivo nella bellissima Alpe Poschiavina e Alpe Gembrè.
Quanto è bella l’alpe Poschiavina…i prati verdissimi, il fiume che passa in mezzo alle baite. Da piccola era una dei miei posti preferiti: per ore ho giocato nelle gelide acque del torrentello, costruendo dighe su dighe insieme a papà!
Dell’Alpe Gembrè invece, seppur altrettanto bella, ho un ricordo meno piacevole: un violentissimo temporale estivo con tanto di grandine da far venire i lividi sui polpacci!
Tralasciando i miei ricordi lontani, una volta giunti all’alpe Gembrè la strada lascia il posto ad un sentiero, che si fa via via più in pendenza man mano che ci si avvicina al bivacco, raggiungibile dopo circa due ore di cammino. Il bivacco sorge in prossimità del Passo Confinale: ebbene sì, la valle che vi sia apre davanti, Valle di Poschiavo, sorge completamente in territorio svizzero.
D’ora in avanti dobbiamo prestare un pochino più di attenzione per individuare il sentiero, seguendo i bolli segnavia bianco-rossi e un buon numero di ometti che ci permettono di superare una fascia di rocce posta immediatamente a nord del bivacco, cioè alla nostra sinistra, se guardiamo in direzione della Svizzera.
Iniziamo a salire lungo quello che è il tratto più complesso della via, in quanto un po’ esposto, ed arriviamo ad un pianoro dal quale si vede chiaramente, sulla sinistra, la nostra meta. Il panorama da qui inizia ad essere interessante: il verde serpentino si incrocia con la rossa roccia che scende dal pizzo Varuna in un vortice di colori sorprendente. Il fatto di essere praticamente quasi sempre soli durante la salita alla cima, ed il conseguente silenzio, contribuisce a rendere l’atmosfera ancora più surreale.
Continuiamo a camminare fino ad incrociare i primi laghetti glaciali, con colori che spaziano dal blu intenso al turchese. Siamo quasi a 3.000 m di quota ed è facile trovare in questa zona delle chiazze di neve, anche a stagione avanzata.
Superato l’ultimo dosso roccioso manca solo la cresta finale per raggiungere la cima ed in men che non si è in vetta.
Che dire…il panorama è del tutto disarmante…il ghiacciaio di Fellaria, che visto dalla valle sembra una semplice lingue di ghiaccio trasversale alla montagna, si rivela in tutta la sua interezza. Il lago di contatto glaciale è ben visibile sotto di noi e laggiù, lontano nella valle, le due dighe di Campo Moro e di Alpe Gera.
L’ITINERARIO IN BREVE – CIMA FONTANA
- Raggiungere in macchina la Diga di Alpe Gera
- Risalire il muro della diga rimanendo sul lato destro guardando il lago
- Seguire le indicazioni per bivacco Anghileri
- Passare l’alpe Poschiavo e l’alpe Gembrè (1,5 ore dalla partenza)
- Raggiungere il bivacco Anghileri (2 ore dalla partenza)
- Risalire sulla sinistra del bivacco il dosso roccioso/erboso fino a che il sentiero spiana (attenzione, leggera esposizione)
- Risalire la cresta finale della cima Fontana fino alla vetta (3 ore dalla partenza)
- Per la discesa ripercorrere a ritroso lo stesso percorso.
Il Ghiacciaio di Fellaria: per riflettere insieme
Vi rubo ancora pochi minuti di lettura solo per raccontarvi di come ho scoperto dell’esistenza di questo ghiacciaio e del suo laghetto di contatto…vi farà riflettere…
Dopo aver letto su internet dell’esistenza di un facilissimo trekking di avvicinamento alla scoperta di questo piccolo mondo di ghiaccio ho espresso il mio risentimento a papà, chiedendogli perché, in trent’anni di Valmalenco, mi avesse portato nei posti più disparati della valle ma mai qui.
Non fraintendetemi, il ghiacciaio di Fellaria mi era ben noto, ma non avevo mai avuto il privilegio di poter vedere con i miei occhi lo spettacolo del ghiaccio che si tutta nelle verdi acque del lago.
Ebbene, papà mi ha guardato con una espressione a metà tra l’ironico ed il severo, tipico di quando non capisce se la domanda che gli viene posta è seria o lo si sta prendendo in giro.
“We tusa…hai la memoria corta? Certo che ti ho portato!”
“Papà, ma io il lago mica me lo ricordo…”
Lo sguardo di papà si fa sempre più perplesso.
“Per forza non te lo ricordi, all’epoca non c’era.”
Una pugnalata.
“Papà, ma in che senso non c’era?”
“Nel senso che non esisteva…Dove adesso c’è il lago una volta arrivava il ghiaccio”.
Seconda pugnalata.
Non ci potevo credere.
Quando si sente parlare di surriscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari si è sempre portati a pensare ad una realtà lontana, nel tempo e nello spazio.
Invece stiamo parlando di trent’anni. Sulle mie montagne. Nella mia amata valle.
Il laghetto di Fellaria mi fa riflettere. Per quanto meraviglioso sia, questo è innegabile, è purtroppo frutto di un meccanismo distruttivo dal quale a fatica riusciremo a riprenderci.
Quindi questa la mia richiesta per voi, cari lettori: andate a vederlo, merita di essere visto, è davvero di una bellezza disarmante. E godetevi tutto lo spettacolo, perché la potenza della natura, in questo posto è ineguagliabile.
Ma mentre siete in contemplazione del lago e delle cascate, mentre guardate i blocchi di ghiaccio che ruggendo precipitano nella voragine, per favore riflettete.
Riflettete sul fatto che tra non molti anni probabilmente il ghiacciaio non esisterà più: al posto di quel muro bianco e azzurro vedrete solo delle morene di sassi, grigi e senz’ anima. Riflettete e ricordate che ciascuno di noi, ognuno nel proprio piccolo, può e deve fare qualcosa.
Può iniziare a prendere la bici o camminare coi propri piedi, se non per andare al lavoro almeno per spostarsi nel proprio paese. Può impostare il termostato ad un valore accettabile, in casa e in ufficio, ed evitare di scaldare gli ambienti ad effetto sauna. Può iniziare a fare la raccolta differenziata; può riciclare, può evitare gli sprechi, può bere dal lavandino o utilizzare una borraccia al posto che le bottigliette di plastica.
Si può fare, cari lettori, si può fare. E se, come credo, amate le montagne ed il nostro bellissimo mondo vi esorto…iniziate a farlo. Ora.