Il Rifugio Camerini: un cuore tra mura di pietra

Le mura di pietra, la porta rossa, una vista imparagonabile sulla Nord del Disgrazia.

Arroccato a 2.600 m di quota, sotto la Cima di Vazzeda, è una delle mete più ambite in Valmalenco, punto di arrivo e di partenza per diverse interessanti escursioni. 

Io gli sono particolarmente affezionata. Il Rifugio Camerini è stato, senza alcuna ombra di dubbio, la causa principale del mio amore incondizionato per la montagna e per questa valle.

Anni fa, qui ho vissuto una delle esperienze più belle della mia vita, quella di rifugista, e da quel momento un pezzo del mio cuore è rimasto là, al riparo tra i muri di pietra e protetto da quell’inconfondibile porta rossa.

Segnaposti home-made al Rifugio Camerini

 

Qual è il punto di partenza per raggiunge il Rifugio Camerini?

Punto di partenza per l’escursione al Rifugio Camerini è il meraviglioso villaggio alpino di Chiareggio, frazione di Chiesa in Valmalenco; dopo aver pagato il pass per entrare nella zona ZTL (5,00 euro, pagabili anche con carta) ci dirigiamo proprio in fondo al paese, in località Pian del Lupo, dove possiamo lasciare l’auto nell’ ampio parcheggio in prossimità del torrente Màllero.

Quanto è difficile salire al Rifugio Camerini?

Il rifugio del Grande Camerini è raggiungibile tramite diversi itinerari; il percorso qui descritto, che passa dall’ Alpe di Vazzeda inferiore e superiore, è l’itinerario più breve.

Si tratta di un percorso di tipo escursionistico e risulta privo di grosse difficoltà tecniche. 

LA SCHEDA TECNICA

  • Partenza/Quota: Chiareggio – Pian del Lupo ( 1.612 mslm)
  • Arrivo/Quota: Rifugio del Grande Camerini (2.564 mslm)
  • Tempo di salita: 2 ore e 15 minuti 
  • Tempo di discesa: 1,5 ore
  • Dislivello totale salita: 950 m
  • Gradi di difficoltà: Escursionistica (E)
  • Periodo consigliato: Giugno – Settembre. Consultare il calendario di apertura del rifugio sul loro sito (clicca qui).

Possibilità di trovare neve a inizio stagione in prossimità delle cascate che scendono dal Vazzeda.

L’ITINERARIO IN BREVE – LA SALITA

  • Dal parcheggio si seguono le indicazioni per Alpe Vazzeda/Rifugio del Grande Camerini/Alpe Forbesina.
  • Il sentiero si addentra nella pineta del Pian del Lupo, guadagnando man mano pendenza, e ben presto si attraversa il ponte sul torrentello che scende da quel che resta del ghiacciaio del Vazzeda.
  • Attraversato il torrente si prosegue sempre in direzione dell’Alpe Vazzeda inferiore, che si raggiunge in circa 30 minuti dalla partenza.
  • A quota 2.000 m circa si ignora la deviazione per la Val Bona e si prosegue in direzione dell’Alpe Vazzeda superiore, che si raggiunge in circa 1 ora dalla partenza.
  • Passata l’Alpe Vazzeda Superiore, ci si immette sull’ultimo lungo traverso, che ci condurrà fino al Rifugio del Grande Camerini.

NB:  In alternativa all’itinerario qui sopra descritto, il Rifugio Camerini può essere raggiunto anche attraverso la Val Sissone. Da tenere in considerazione che negli ultimi metri, proprio sotto il rifugio, è necessario risalire un tratto verticale attrezzato con catene fisse.

L’ITINERARIO IN BREVE – LA DISCESA

La discesa avviene per il medesimo itinerario della salita; in alternativa, è possibile tornare a valle attraverso la Val Sissone, per compiere un interessante giro ad anello. Tenete in considerazione che in questo caso il tratto con catene fisse descritto al punto precedente dovrà essere affrontato in discesa.

Parete Nord del Disgrazia
La Nord del Disgrazia vista dal Rifugio Camerini

Rifugio Camerini: itinerari concatenati

  • Passo Vazzeda (2.967 mslm) – 1,5 ore dal rifugio
  • Cima di Val Bona (3.033 mslm) – 2 ore dal rifugio per il Passo Vazzeda.
  • Capanna del Forno ( 2.574 mslm – in territorio svizzero) – 30 minuti dal Passo di Vazzeda.

 

Rifugio Camerini in Valmalenco
Quell’inconfondibile porta rossa…

Rifugio Camerini, un cuore tra mura di pietra: vi racconto una storia…

Estate 2022.

E’ stato un anno faticoso e, come non mai, sento il forte bisogno di fare ritorno in quei luoghi che sono stati per me un rifugio d’infanzia.  Ecco perché ho deciso che le mie gambe, per oggi, mi avrebbero portata nuovamente verso il Camerini, dopo un’ eternità che non gli facevo più visita.

Sono passati esattamente 21 anni da quando, ancora ragazzina, qui ho vissuto una delle esperienze più belle della mia vita.

Il rifugio è cambiato in tutto questo tempo: si è ingrandito ed ora ha anche l’acqua calda e delle confortevoli docce.

La fontanella davanti al terrazzo, invece, è rimasta esattamente come me la ricordavo.

La osservo, scoppiando in una silenziosa risata: so che anche lei mi ha riconosciuta! Eh sì, sono proprio io, un po’ più alta, con qualche capello bianco in più ma con il solito spirito di bambina libera e curiosa che mi contraddistingue.

Caccio le mani sotto il getto d’acqua, notando con un misto di piacere e terrore che anche la temperatura non è cambiata!

Salgo le scale della terrazza e mi giro a guardare il Disgrazia di fronte a me; il ghiacciaio si è decisamente ritirato: il bianco della neve ha lasciato posto al grigio dei detriti morenici.

Quanti ricordi suscita nel mio cuore questo posto! Quello che ho imparato qui, anni e anni fa, al caldo di una stufa e al lume di una candela, ha un valore inestimabile.

Qui ho imparato cosa vuol dire essere felice con poco: un mazzo di carte, due uova al tegamino, qualche coperta calda, un tetto sopra la testa. L’essenziale è davvero abbastanza, a volte anche troppo.

Qui ho imparato che l’acqua è un bene più che prezioso e non scontato. In città arriva comodamente a domicilio ma qui, a quota 2.600 m, devi andare a cercare una fonte potabile e ingegnarti, in qualche modo, per convogliarla fin dove serve.

Qui ho imparato che non è necessaria la sveglia per alzarsi al mattino, bastano i raggi del sole e i fischi delle marmotte nella vallata; che i temporali, quelli veri, fanno veramente paura ma quando torna il sole il mondo è quasi d’oro.⁠

Che il ghiaccio può tingersi di rosso vivo alle prime luci dell’alba, che il cielo ha più stelle di quelle che possiamo immaginare e che sì…anche a Ferragosto può nevicare!”⁠

Non dimenticherò mai le due estati passate come rifugista al rifugio Camerini: un pezzo del mio cuore è rimasto là per sempre, al riparo tra i muri di pietra e protetto da quell’ inconfondibile porta rossa.

Grazie, rifugio Camerini, sei stato per me maestro di vita.

Grazie Rifugio Camerini, sei stato per me maestra di vita.

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