Il selvaggio romanticismo dell’Erica

Con il nome generico di Erica si indicano circa 850 specie sempreverdi a portamento arbustivo appartenenti alla famiglia delle Ericacee.
Questo coloratissimo e simpatico arbusto ha differenti origini. Lo troviamo, ad esempio, in Sudafrica, dove è parte del fynbos, la caratteristica vegetazione arbustiva che popola una piccola striscia costiera della Provincia del Capo Occidentale, in Sudafrica, detta Regno Floreale del Capo, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

L’ Erica, come la conosciamo noi, con i suoi fiorellini violacei e le foglie aghiformi, è invece ampiamente diffusa in Europa, nelle zone mediterranee ed atlantiche. Tipiche sono le fioriture di Erica in Scozia, dove questa pianta tappezza le brughiere regalando al paesaggio un aspetto selvaggiamente romantico.
Oggigiorno viene ampiamente utilizzata per decorare giardini, balconi e aiuole, grazie ai suoi meravigliosi colori ed alla facilità di mantenimento.

A prescindere dalla specie, l’ Erica ha un caratteristico portamento cespuglioso, con fusti ricoperti di foglie aghifoglie e sottili.
La fioritura, che avviene a seconda della varietà in primavera o in autunno, è sempre molto abbondante; i fiorellini, di forma campanulata, si riuniscono in spighe sui rami cresciuti l’anno precedente, colorando la pianta con sfumature che spaziano dal bianco al viola.

I fiori hanno interesse officinale ed il loro infuso è ritenuto diuretico, disinfettante ed antireumatico; anticamente si credeva addirittura che avesse la virtù di guarire i morsi delle vipere. La pianta, inoltre, è fortemente mellifera, ovvero utilizzata dalle api impollinatrici per il polline e per il nettare, da cui si ottiene un ottimo miele monofloreale.

Da ultimo, ma non meno importante, degno di nota è anche il legno rossiccio dei fusti, legno che, grazie alla sua durezza ed al suo pregio, viene utilizzato per costruire i fornelli della pipa: la parte che viene utilizzata della pianta è quella nodosa alla base, che viene detta “ciocco”.

Alla pianta dell’Erica sono legati numerosi significati, che variano a seconda del colore dei suoi fiori: l’erica violacea è utilizzata come simbolo di ammirazione e solitudine, l’erica rosa è invece metafora di ottima fortuna mentre l’erica bianca simboleggia l’amore e la protezione dal pericolo.
Una delle leggende più famose sull’Erica è di tradizione druidica e racconta la storia di Oscar e Malvina.

La leggenda narra che la figlia del bardo Ossian, Malvina, era una ragazza molto dolce e di indubbio fascino. La giovane donna era promessa sposa ad un valoroso e nobile guerriero di nome Oscar che fu costretto però a partire in battaglia. In un giorno d’autunno, Malvina era intenta ad ascoltare il padre cantare, pensando all’amato, quando all’orizzonte vide una figura avvicinarsi tra l’erica. Era il messaggero di Oscar, venuto a portare notizie dell’amato a Malvina.

Oscar, durante un combattimento, era stato ferito a morte e non sarebbe mai più tornato a casa. Prima di morire, però, aveva raccolto un mazzetto di fiori da donare alla sua amata come segno di amore eterno. All’udire quelle parole, Malvina fuggì verso la collina scoppiando in un doloroso pianto. Una lacrima della giovane, scivolando sui petali dei fiori viola, li fece diventare improvvisamente bianchi. Malvina guardando i fiori allora esclamò “Che l’erica bianca, simbolo del mio dolore, porti fortuna a chiunque la trovi”.

Ancora oggi l’erica bianca è uno dei simboli porta fortuna più famosi della Scozia e viene donata alle persone care, soprattutto come augurio di felice matrimonio, raccolta ancora fresca e stretta in un nastro in tartan.

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