Quei famosi ometti di pietra: l’origine del Cairn

Da sempre sono uno dei simboli più famosi nel panorama internazionale del trekking…Sì, sto parlando proprio di loro: gli ometti o, utilizzando il loro nome originale, i Cairn! Ma l’origine di queste curiose costruzioni risale a ben prima della nascita stessa dell’alpinismo e per scopi ben diversi da quelli per cui gli ometti sono celebri oggi. Siete curiosi? Beh, non vi resta che continuare a leggere!

Ometto sulla Cima della Grignetta, Lecco

Cosa sono gli ometti?

Gli ometti altro non sono che delle piramidi di sassi, di dimensioni variabile, utili all’escursionista per rintracciare il percorso da seguire in zone dove il sentiero non è facilmente identificabile, come ad esempio sui ghiaioni o sulle placche di nuda roccia.

Sono un valido aiuto anche in inverno perché la loro mole, spesso di grandi dimensioni, è distinguibile anche sotto la neve dove invece la segnaletica più tradizionale, come le bandierine di vernice, vengono completamente sommerso dalla candida coltre della dama bianca.

Molto spesso sono anche utilizzati per indicare  il punto più alto di una vetta, in alternativa o in concomitanza alla croce e, riparato tra le pietre, non è raro scorgere il libro di vetta.

La loro struttura piramidale, larga alla base e sempre più stretta verso il vertice, gli conferisce una forma vagamente antropomorfa, da cui deriva il nome “ometto”. Ma non sono sempre stati chiamati così…curiosi di conoscere le loro origini? Proseguite nella lettura!

Ometti - Cairns
Ometto sulla Cima del Pizzo della Casa – Montespluga

Le origine del Cairn

Cairn è un termine di origine gaelica e la sua traduzione più appropriata è “mucchio/tumulo”.

L’usanza di ergere questi tumuli di roccia risale alla preistoria, e, molto probabilmente, è da ricollegare alle usanze dei cacciatori nomadi del Neolitico che erano soliti segnalare se un certo territorio era stato un luogo propizio o meno per la caccia.

Solo in un momento successivo ebbe inizio l’usanza di seppellire i cadaveri sotto mucchi di rocce, al fine di proteggere i corpi da eventuali predatori in cerca di carcasse. E da semplici “ammassi di pietre” si passò a dei veri e propri capolavori dell’architettura preistorica.

Cairn tombali molto famosi e ben conservati si trovano oggi in Scozia ed in Bretagna e tra questi vale la pena citare il Cairn di Barnenez e i Clava Cairns.

Il Cairn di Barnenez – Bretagna

Il Tumulo di Barnenez è un monumento neolitico che sorge vicino Plouezoc’h, in Bretagna. Risale circa al 4.500 a.C. ed è considerato il primo monumento megalitico dell’Europa e uno dei monumenti più antichi al mondo.

Lungo 72 metri, largo fino a 25 metri e alto oltre 8 metri, si stima che abbia un peso di circa 13.000 – 14.000 tonnellate. In esso sono contenute 11 camere, ognuna con un accesso diverso. Fu realizzato utilizzando pietre di piccola dimensione, tranne che per le stanze, ove furono utilizzati dei veri megaliti.

Il Carin di Bernenez è stato considerato una proprietà privata per lungo tempo, fino al 1950, ed utilizzato come cava di pietre per pavimentazione, attività che ha minacciato di distruggere o rovinare in maniera irreparabile il monumento.

Fortunatamente, nel 1950, a seguito della scoperta delle camere interne e, quindi, del valore storico e culturale di quell’ “ammasso di sassi”, l’utilizzo improprio delle pietre è stato definitivamente arrestato e la comunità locale poi ha assunto il controllo del sito.

Completamente restaurato tra il 1954 ed il 1968, oggi il Cairn è un sito turistico e richiama ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo.

I Clava Cairns – Scozia

I Clava Cairns sono un gruppo di tre tumuli risalenti all’età del Bronzo, situati vicino a Inverness – Scozia. Si tratta di uno dei siti preistorici archeologicamente più importanti della Scozia ed è ad oggi estremamente ben conservato, se si pensa che ha un’età di circa 4.000 anni!

Il sito è formato da 3 camere principali di pietra, edificate in due periodi diversi; due delle tre costruzioni vengono chiamate “passage graves” perché presentano al loro interno due camere raggiungibili attraverso uno stretto corridoio.

La terza costruzione, quella centrale, sembra invece un “semplice cerchio” di pietre accatastate senza un corridoio di accesso.

Oggi purtroppo tutta la parte sommitale di queste costruzioni è crollata è l’altezza totale del monumento non supera il metro ma si ipotizza che all’epoca della loro costruzione  raggiungessero addirittura i 3 metri di altezza.

Gli ometti come monumento votivo

Accanto alla funzione di segnavia o tumulare, esistono anche «ometti» che assolvono a compiti speciali, per esempio votivi o religiosi: i Galli ed i Romani, ad esempio, erano soliti erigere dei piccoli monumenti di pietre sui valichi alpini o sui colli, come altari dedicati per i primi al Dio Bel e per i secondi a Giove o a Mercurio.

Ometti - Cairns
Un simpatico ometto sulla Cima di Campagneda, Valmalenco

Gli ometti: uno sguardo al futuro

Votivi o segnaletici, funerari, grandi o piccoli che siano, gli ometti sono conosciuti in tutto il mondo con nomi diversi:  vengono chiamati bonhomme in Francia, steinmann in Germania, moledro in Portogallo, kummel in Svezia, fino ad approdare in Artide o in Mongolia dove sono rispettivamente conosciuti con il nome di inuksuk e di ovoo. 

Qualunque sia stata la loro origine, oggi hanno un’unica funzione comune: attirare lo sguardo del visitatore ed avvertirlo che lì, nel luogo in cui sorgono, è nascosto qualcosa di veramente importante.

Forse è per questo che negli ultimi anni sono tra i grandi protagonisti di chi sostiene un turismo sempre più sostenibile ed eco-friendly in montagna; sono un segnavia funzionale ed elegante, assolutamente ecologico, a “chilometro zero” ed economico che, a parere di molti, potrebbero sostituire parzialmente o definitivamente le vernici o i cartelli metallici usati per indicare i sentieri di montagna.

Voi che cosa ne pensate?

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