Sentiero Roma 2021

Partenza/Quota: Bagni di Màsino – Val Masino (1172 m)

Arrivo Quota: Chiesa in Valmalenco (1000 m)

Dislivello totale salita: 4700 m su uno sviluppo di 54 km – Percorso da affrontare in più tappe pernottando nei rifugi

Grado di difficoltà: Escursionisti Esperti (lungo i tratti attrezzati può essere d’aiuto il kit da Ferrata ma non è obbligatorio)

 

Il Sentiero Roma è una delle principali Alte Vie della Valtellina, un itinerario alpino che si snoda attraverso la Val Codera e l’intera testata della Val Masino, tra i 2500 e i 3000 m di quota, per poi terminare in Valmalenco. Lungo questo percorso si svolge ogni due anni il Trofeo Kima, una delle più importanti gare di sky running a livello internazionale.
Noi abbiamo affrontato l’itinerario in 4 diverse tappe, percorrendo in totale 54 km e 4.700 m di dislivello positivo partendo dai Bagni di Masino e arrivando a casa nostra a Tornadri, nel comune di Lanzada.

Lo squadrone ai blocchi di partenza!

TAPPA 1: Bagni di Masino (1172 m) – Rifugio Omio (2100 m) – Passo del Barbacan (2598 m) – Rifugio Gianetti (2534 m)

La nostra avventura comincia di buon mattino ai Bagni di Masino: salutiamo mamma e papà, che ci hanno scarrozzato dalla Valmalenco fino in val Masino. Sperando di aver messo tutto nello zaino (tutto ma non troppo!) cominciamo a risalire la Valle dell’Oro fino al rifugio Omio, dove ci concediamo una breve sosta. Il carico di zuccheri (evviva la cupeta!) ci permette di rimetterci in cammino per raggiungere il passo del Barbacan.
Da qui la vista si apre sulla Val Porcellizzo con le sue famosissime cime: il pizzo Badile ed il Pizzo Cengalo.
Cominciamo la discesa lungo la valle e, dopo altre 2 ore di cammino, arriviamo al rifugio Gianetti, dove ci fermiamo per pernottare. La nostra prima giornata di cammino termina con un meraviglioso tramonto che tinge di rosa il cielo e le vette delle montagne che ci circondano (sì certo…termina anche con spezzatino e polenta!!!).
Un grazie particolare a Mimmo Fiorelli e a tutto lo staff del rifugio Gianetti.

Il tramonto al rifugio Gianetti


Sentiero Roma 2021 – TAPPA 2:
Dal Rifugio Gianetti (2534 m) al Rifugio Allievi-Bonacossa (2385 m)
attraverso il passo Camerozzo (2765 m), il passo Qualido (2647 m) ed il passo dell’Averta (2540 m)

Dopo un’abbondante colazione inizia la nostra seconda giornata di cammino che, attraverso un tracciato ricco di sali-scendi, ci porterà ad attraversare tre vallate per raggiungere in serata il rifugio Allievi-Bonacossa.
La parte più impegnativa della tratta è il famoso passo del Camerozzo, un profondo e verticale intaglio sullo spartiacque che divide la Val Porcellizzo e la Val del Ferro e che rappresenta il tratto più tecnico dell’intero Sentiero Roma.
Ne raggiungiamo la parte sommitale dopo circa due ore di cammino: da qui scorgiamo per la prima volta il monte Disgrazia sotto il cui sguardo severo percorriamo il resto della tappa. Arriviamo nel pomeriggio (vivi ma con qualche articolazione in meno) al rifugio Allievi-Bonacossa dove trascorriamo la notte.

Il Cengalo da una nuova prospettiva
Il Disgrazia dal Passo Camerozzo

Sentiero Roma 2021 – TAPPA 3:
Dal Rifugio Allievi-Bonacossa (2385 m) al Rifugio Ponti (2559 m) attraverso il passo del Torrone (2518 m), il passo Cameraccio (2950 m) e la Bocchetta Roma (2824 m).

La stanchezza inizia a farsi sentire…e oggi sarà la tappa più pesante di tutte!
Alle 5.30 siamo già in piedi, pronti per percorrere gli 11 km e i 1200 m di dislivello che ci separano dalla nostra prossima tappa: il rifugio Ponti.
Affrontiamo con facilità il passo del Torrone (e cosa volete che sia dopo il Camerozzo?) e poi dritti fino al passo Cameraccio; dopo aver attraversato il nevaio ed il successivo tratto attrezzato, giungiamo nel punto più alto di tutto il Sentiero Roma, a quasi 3000 m di quota. La vista da qui è meravigliosa: il Disgrazia è sempre ben visibile davanti a noi ma da questa angolazione sembra un Cervino in miniatura. La neve che ci circonda è ancora tanta. A completare il quadro un cielo azzurro e terso con le nuvole che si contano sulle dita di una mano.
Pranziamo e ci rimettiamo in cammino fino a raggiungere il Bivacco Kima, ultima sosta prima di affrontare la salita alla Bocchetta Roma e poi la discesa verso il rifugio Ponti dove passiamo la notte.

Bivacco Manzi
Il Disgrazia, visto dal passo Cameraccio, sembra un piccolo Cervino.

Sentiero Roma 2021 – TAPPA 4:
Dal Rifugio Ponti (2559 m) a Tornadri (1100 m) passando per il passo di Corna Rossa (2836 m) ed il Rifugio Bosio (2000 m).

Quarta e ultima tappa, la fatidica discesa a valle: 500 m di dislivello positivo e 2000 m di dislivello negativo su uno sviluppo di 22 km…la degna conclusione di una vacanza rilassante.
Questa mattina partiamo non troppo presto (sono comunque le 8), tanto mamma e papà ci aspetteranno a qualunque ora stasera!
Dal rifugio Ponti cominciamo a risalire, oltrepassiamo un nuovo e ripido nevaio e, inerpicandoci tra sassi mobili e terriccio (comunemente denominato “sassaiola ignorante”) giungiamo infine al passo di Corna Rossa dove si trova il dismesso e pericolante rifugio Desio.
Iniziamo la discesa in Val Torreggio dove una nuova, interminabile e odiosissima sassaiola (che ci fa definitivamente perdere l’utilizzo delle caviglie e la sensibilità delle piante dei piedi) ci accompagna fino al rifugio Bosio, prima meta della giornata. Polenta, brasato, salsiccia e torta sono un’ottima ricompensa per lo sforzo fatto. Ci rimettiamo in cammino (o meglio…rotoliamo a valle dopo tutto quel cibo) ed in perfetto orario di aperitivo giungiamo finalmente al bar sport di Vassalini. Birra e…ultima salita fino a Tornadri. Questa sera niente rifugio, ma la tavola imbandita da mamma e papà (e la doccia calda) sono la migliore alternativa che potevamo avere!

Rifugio Ponti
L’arrivo a Lanzada

 

Concedetemi una breve riflessione…più volte mi sono chiesta perché mi fossi incaponita a voler percorrere il Sentiero Roma quest’anno. Potrei dirvi che sono partita per vedere dei nuovi bellissimi paesaggi, per poter camminare e stare all’aria aperta, per poter condividere questa esperienza con dei buonissimi compagni di viaggio, per poter assaporare un po’ il gusto del rischio…ma non sarebbe vero.

La verità è che sono partita per mettermi alla prova; ero consapevole del fatto che sarei stata tecnicamente in grado di affrontare tutte le difficoltà che il sentiero mi avrebbe posto davanti ma, tutto sommato, era un’esperienza che non avevo mai fatto prima: chi avrebbe detto che sarei riuscita ad affrontare il passo Camerozzo completamente senza paura, io che non mi fido di me stessa e mi spavento per nulla? Chi avrebbe detto che avrei potuto percorrere tutti i chilometri canonici previsti dal Sentiero e, giunta alla fine, avere ancora le forze per aggiungerne un altro pezzo e arrivare con i miei piedi fino a casa?

Nessuno lo avrebbe detto, tantomeno io, che mi vedevo già dolorante la prima sera, “impanicata” sul Camerozzo e morta per i due mesi a seguire.

Eppure ce l’ ho fatta. E quando, sulla cima della Bocchetta Roma, mi sono voltata indietro come a guardare tutto il percorso affrontato fino a quel momento sono scoppiata a piangere: non c’era niente di più bello per me del rendermi conto che io, con tutti i miei limiti, ero stata in grado di arrivare là, esattamente dove mi ero prefissata di arrivare.

In fondo è per questo che amo la montagna, perché, per dirla con parole non mie ma che sposo appieno: “La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio tempo e misura.”

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